Cantastorie Siciliani
Il Cantastorie, figura della letteratura orale e della cultura folklorica, in Sicilia ebbe la sua massima fioritura nel XVII secolo. Egli cantava storie antiche, storie di catastrofi naturali o sociali, fatti religiosi. Queste storie assai particolari si diffondevano rapidamente fra il popolo attraverso la stampa di fogli volanti. Di norma per accompagnare la “cantata” si usava la chitarra, ma non mancava la fisarmonica o la lira in tempi più remoti. La “cantata” veniva ripagata con le offerte degli spettatori o con la vendita dei foglietti volanti. I cantastorie si aiutavano con un cartellone in cui veniva raffigurata la storia, descritta nelle principali scene. Pubblico del cantastorie era la gente semplice, passionale, istintiva per la quale onore, giustizia, religione, famiglia non erano semplici parole, ma chiavi di vita. I cantastorie si facevano interpreti del “sentire” del popolo attraverso un linguaggio semplice, rimato, musicato, ma al contempo chiaro e penetrante. I più famosi Cantastorie siciliani furono Gaetano Grasso di Paternò (CT), Paolo Garofano di S. Cataldo (CL), Orazio Strano di Riposto (CT), uno dei più grandi cantastorie, Ciccio Busacca di Paternò (CT), Paparo Francesco detto Rinzinu di Paternò (CT), Vito Santangelo di Paternò (CT), Franco Trincale di Militello Val di Catania, Rosa Balistreri di Licata (AG).
I cartelloni dei cantastorie siciliani
Il cartellone dei cantastorie illustrava in sintesi i singoli episodi della storia cantata dal cantastorie. I pittori dei cartelloni di cantastorie stavano molto attenti alla fedeltà obiettiva dei fatti, in genere di cronaca, che dovevano raccontare. I più importanti pittori che hanno realizzato molti dei cartelloni di Cantastorie, che si differiscono tra loro per tecnica pittorica e dimensioni dei cartelloni furono: Vincenzo Astuto e Francesco Esposito di Messina, Vincenzo Signorelli di Catania.